La Rerum Novarum di Leone XIII e il papato di Leone XIV

Diamo inizio, con questo articolo sulla Rerum Novarum, a una serie di pubblicazioni che vogliono essere fedeli al concetto di cultura originante questo blog, mai elitaria ma sempre al servizio della comunità locale e dei suoi valori fondativi.

 Uno degli effetti immediati dell’elezione al soglio pontificio di Robert  Francis Prevost è stato la nascita di un nuovo interesse per la figura di Leone XIII e in particolare per la sua enciclica Rerum Novarum.
Promulgata il 15 maggio 1891, la Rerum Novarum è considerata la madre di tutte le encicliche sociali.
Le cose nuove su cui si concentra l’attenzione di Papa Leone XIII sono la questione sociale e operaia e le sfide che il sorgere del socialismo, del marxismo e del capitalismo pongono al pensiero cristiano.
Leone XIII non si tira indietro, forte di una tradizione intellettuale e culturale che affonda le radici nella Bibbia, nei Padri della Chiesa nella Scolastica, delinea i lineamenti concettuali di una Terza Via rispetto al marxismo e al capitalismo.

Contro il collettivismo marxista che sacrifica l’individuo sull’altare delle masse, l’enciclica riafferma il primato della persona e della sua dignità; contro il capitalismo ribadisce il primato del bene comune, mai sacrificabile agli interessi della finanza e del capitale.
L’enciclica ha un impatto dirompente, soprattutto sulla coscienza di tanti giovani intellettuali cattolici che desiderano impegnarsi nel sociale e nel politico.
Si pongono le basi della dottrina sociale cristiana.
Finalmente il pensiero cristiano esce dalle università e dalle facoltà teologiche e affronta le cose nuove del mondo operaio, di una storia che pone drammatici interrogativi alle coscienze cristiane.
Sono ormai vecchie le cose nuove di cui scrive Leone XIII? Al contrario, essa è di perenne attualità perché insegna un metodo.
Di fronte alle sfide, il cristiano è sempre attrezzato ad affrontarle se sa attingere allo straordinario tesoro della sua storia intellettuale e concettuale.

Il pontificato di Leone XIV si delinea come un ministero petrino in continuità con tutti i grandi Papa del ventesimo secolo.
Abituato a pesare ogni parola, da buon diplomatico, non lascerà nulla all’improvvisazione, ma risponderà alle “cose nuove” del ventesimo secolo con la pacata consapevolezza che solo Cristo sa che cosa si nasconda veramente nel cuore dell’uomo perché egli solo è la Via, la Verità e la Vita.
Le sfide della contemporaneità – wokismo, gender, conflitti, povertà, ambiente – richiedono risposte sicure e ponderate.
In questo senso, Leone XIV sembra avere davvero la stoffa dell’antico predecessore che non si tirò indietro dall’affrontare le grandi questioni che assillavano allora il mondo.

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